TRATTENIAMO IL RESPIRO. IL MONDO SUBACQUEO IN APNEA

28 aprile 2016   20:00  
Conviviale con signore

Guillaume Nery batte il record nazionale francese di immersione in assetto costante, quella che si fa nuotando in apnea in verticale lungo un cavo-guida e senza l’uso di zavorra. Raggiunge i 126 metri. Due giorni dopo prova a scendere ancora di due metri. Già. Perché il record mondiale, che lui vuol battere è di 128 metri. Quei due metri che mancano cercherà di conquistarli centimetro per centimetro, calcolando al centesimo di secondo l’aria che gli servirà, per la discesa e per la risalita… Scende, scende, fino alla fine del cavo che ovviamente deve essere lungo esattamente 128 metri… Ecco. Ha raggiunto l’obiettivo ma ora deve risalire… Giunto però a dieci metri dalla superficie non ce la fa più. Si abbandona, svenuto. Va, come si dice in gergo, in ‘Black out’. Il tempestivo intervento dei subacquei che come sempre vigilano sulle immersioni, lo rianimano immediatamente con l’apposita terapia ossigenante, anche se le conseguenze fisiche e psicologiche dell’incidente impediranno all’atleta la partecipazione a successive importanti gare. 

Cosa era successo? Gli organizzatori avevano commesso un errore davvero inescusabile. Quello di posizionare in acqua un cavo guida 10 metri più lungo. 138 metri anziché 128.
Dieci metri in più in discesa e altrettanti in salita in situazioni la differenza tra la vita e la morte è questione di pochi centimetri!
Questo episodio ci è stato riportato assieme a numerosi altri, associati a bellissimi documentari  dal relatore della serata Giangiacomo Minak, 47 anni, Liceo classico a Rimini, Ingegnere Nucleare, Ricercatore, professore associato presso il Dipartimento di Ingegneria industriale, e tanto altro ma per noi, l’altra sera, soltanto istruttore subacqueo alla cui scuola si sono formati decine di altri Maestri.

E a me sembra che questo episodio racchiuda in sé il significato profondo dell’attività agonistica legata alla ‘apnea profonda’, uno sport ai limiti della resistenza umana ma assai meno pericoloso di tanti altri. Sia perché ogni discesa, si tratti di assetto costante con pinne o senza pinne o variabile (con zavorra regolamentata oppure no-limits) è preceduta da una meticolosissima preparazione, sia in quanto, come abbiamo visto, l’apneista rimane costantemente sotto il controllo di subacquei attrezzati a soccorrerlo immediatamente in caso di Black out. “E gli incidenti mortali si verificano quasi esclusivamente nell’apnea ricreativa, proprio perché si svolge troppo spesso in solitaria. E perché il pescatore subacqueo - a differenza dell’apneista sportivo - non pensa a se stesso. Pensa al pesce…”, osserva, caustico, il simpatico relatore.

Interessante il fenomeno allucinatorio avvertito dall’apneista in seguito alla ‘narcosi’ da accumulo di azoto che ha luogo allorché si superano i cento metri di profondità. E suggestivo, a tal proposito il cortometraggio realizzato dal citato campione Guillaume Nery nel quale vengono riprodotte le fantasmagoriche e a volte anche erotiche visioni da fumatore d’oppio che hanno luogo soprattutto a momento della risalita.

In quanto all’adattamento fisiologico chiamato ‘riflesso d’immersione’ che accomuna tutti i mammiferi, l’uomo, pur avendolo discretamente sviluppato rispetto a quelli terrestri, non può certamente competere con balene capodogli e delfini. Il suo è stato un percorso evolutivo diverso. Tuttavia ad esser generosi possiamo collocarci un tantino sotto la tartaruga marina…
E proposito di adattamento mi ha particolarmente colpito il cosiddetto ‘Blood Shift’, vale a dire il ristagno di sangue che protegge i polmoni per evitare il collasso dato altrimenti dalla pressione esterna. Ma attenzione! La pressione arteriosa diventa a un certo punto troppo elevata e allora Madre Natura corre ai ripari prelevando acqua dal sangue per poterla così abbassare. Succede allora che l’apneista non la smette più di fare pipì. Sarebbe una tragedia per le tute subacquee…se non possedessero appositi sfiatatoi atti a disperdere in mare gli elementi organici prodotti.

Non c’è da stupirsi se, alla fine della stagione delle gare, l’apneista sportivo perde decine di chili e accusa l’impellente necessita di bisteccone giganti spesso non disponibili in località dove si consuma solo pesce…

Per cui, amici, lasciate perdere la dieta. E iniziate invece a praticare (a scelta) una delle svariate specialità sportive dell’apnea profonda: CNF, CWT, VWT, NLT. Vale a dire, nell’ordine: Assetto costante senza pinne, Assetto costante con le pinne, Assetto variabile regolamentato, Assetto variabile no-limits. Auguri!

Giuliano Bonizzato
 

MULTI-ROTARY - Distretto 2072