SAMUELE ROSA: FRA BREXIT E POLITICA ESTERA

03 agosto 2016   00:00  

Ospite d’eccezione nel corso dell'estate, con la presenza di Samuele Rosa, riminese di nascita ma tutta una carriera nei maggiori organismi economici mondiali e da 15 anni a Washington al FMI.

Sei figli, una moglie lettone, una madre svedese e tutta una vita aperta al mondo, Samuele Rosa ha introdotto le argomentazioni di natura economica parlando di sé e della sua famiglia.

Parole che però hanno dato la dimensione di un personaggio che capace di rapportarsi con le persone in una logica di arricchimento reciproco. Non è scontato.

“Mi piace pensare e quindi agire in una logica di reciproca crescita, che è un interesse da perseguire sempre a mio avviso. E poi con la certezza che non si è mai arrivati, che la curiosità tiene desti e che c’è sempre da imparare”.

Samuele Rosa da grande voleva fare l’ingegnere nucleare e di nascosto dal padre che l’aspettava nell’azienda di famiglia ha deciso di scriversi alla Bocconi. Da lì un percorso di studi e professionale che lo ha portato prima alla BCE e poi negli Usa.

“Ho negoziato il mio ruolo e ho deciso di partire guardando all’America come all’approdo sicuro. Invece è successo il disastro delll’11 settembre proprio in coincidenza col mio trasferimento e sono arrivato il 17 settembre 2001 sorvolando il fumo delle torri gemelle”.

“Mi sono ambientato bene e mi ha aiutato la mia famiglia numerosa, che mi insegna ogni giorno a guardare le singole persone con attenzione speciale.  Idem coi vicini, ci piace incontrare, capire, sentire la vicinanza e farla sentire a nostra volta. Ecco, in questo trasmetto la mia radice italiana. In un mondo nel quale tutto è nero o bianco, noi italiani insegnamo agli altri che ci sono i colori e le sfumature, che c’è una diversità e quindi un valore”.

Stimolato sui temi di attualità, Samuele Rosa, presente grazie alla collaborazione con BAA Bocconi, ha un po’ alzato la barriera di comprensibile riserbo che un personaggio del suo calibro deve mostrare, ma dalle sfumature molto si è ben compreso, pur condividendo con i presenti posizioni esclusivamente personali.

A proposito del golpe in Turchia: “E’ stato molto strano, difficile da prevedere e difficile da capire. Non è difficile immaginare una regia, ma di chi e per quale obiettivo è una domanda forte. Il mondo occidentale guardava ad Erdogan come ad una leadership in grado di dare stabilità in un’area bollente del mondo, quanto meno gestibile. Invece è accaduto qualcosa di imprevedibile e inspiegabile per tanti motivi. Bisogna riconoscere a Putin una lungimiranza nella lettura di questa situazione ed ora la preoccupazione per le ripercussioni in Medio oriente sono alte”.

A proposito di Brexit: “Conoscevano il processo che portava alla consultazione popolare ma non pensavamo all’esito scaturito dalle urne, anche perché storicamente quel popolo ha sempre scelto con giudizio quanto utile al proprio ruolo di leader. Ora ci si chiede quali ripercussioni ci saranno. Io credo che a livello di economia reale potrà esserci una difficoltà per i britannici, ma recuperabile. Ciò che è preoccupante è l’incertezza che ha generato sulle piazze finanziarie e in assenza di regole sulla Brexit tutto si complica. Ora le piazze finanziarie europee cercano di guadagnare il terreno che Londra lascia scoperto ma tutto accade in una volatilità che penalizza tutti e genera incertezza. L’Europa deve rispondere in fretta e con chiarezza. Ecco il vero punto è capire cosa vuol diventare l’Europa.

Credo si sia davanti ad un bivio, anzi diverse sono gli ambiti che inducono ad una scelta precisa, tanto che si fa strada l’idea che sia necessaria una nuova architettura istituzionale. Penso ad una unione federale, perché le sfide in campo sono tante e pesanti e l’Europa così divisa rischia di finire piegata. I singoli paesi vanno per la loro strada, i cittadini sono sfiduciati e manca una leadership”.

Infine un accento sulle banche:

“Certo che la Deutsche Bank ha un ruolo di primo piano date le dimensioni e quindi il ruolo sistemico in ambito europeo. Inoltre ha in pancia prodotti finanziari complessi come i derivati per cifre importanti. Anche qui, visto la rilevanza a livello di area dell'euro di certe banche, serve chiarezza, servono regole sulla vigilanza, sistemi di ispezione e di salvataggio con norme precise e applicate. Il tema è anche quello del debito pubblico e credo sia il tempo di immaginare una garanzia Europea almeno per una fascia di questi titoli.  Serve stabilità e regole di comportamento a livello di finanza pubblica, ma una architettura, anche in questo ambito, per fare sistema per davvero, altrimenti le dinamiche legate alla globalizzazione ed i poli forti del mondo consegneranno l’Europa ad una prospettiva al ribasso e di minore rilevanza, senza la capacita di gestire i grandi processi nel l'interesse dei propri popoli”. 

Più volte Samuele Rosa ha posto l’accento sulla necessità che l’Europa divenga forte, unita, capace di ricoprire per davvero un ruolo di riferimento. Nei momenti storici più difficili, il vecchio continente ha saputo spesso scuotersi con un colpo di reni. Ma è chiaro che se ciò non avviene, i fronti sui quali l’ospite ci ha intrattenuto sono lì ad ingoiarlo.

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