PER VINCERE IN BORSA BISOGNA SCOMMETTERE SUL MONDO

16 luglio 2013   20:00  
Apericena

Muoversi con dimestichezza sui mercati finanziari, facendo scendere passeggeri in fretta e con meno ferite possibili dagli ascensori che scendono, oppure farli salire tempestivamente su quelli che salgono, è l’arte del miglior consulente finanziario. Un suo consiglio vale oro, una sua dritta muove valanghe di soldi. Vendere, vendere, vendere! Oppure comprare, comprare, comprare! Sperando che l’ascensore rallenti la discesa o salga a lungo.
Ma è un gioco, come tanti lo chiamano, in realtà molto semplice. Per ognuno che vende, c’è qualcuno che compra. Quindi non crolla nulla in quelle giornate in cui titoli cubitali rappresentano quasi la fine del mondo. ‘La borsa a picco, tutti vendono!’ è un titolo concettualmente sbagliato; quello giusto sarebbe ‘Tutti vendono, borsa a picco’. E poi non è nemmeno così, perché comunque non crolla nulla finché uno compra e uno vende. Quando un accordo lo si trova.
Franco Bulgarini, Capo ufficio studi di SKEMA INVESTMENT ci ha condotti ieri in un viaggio originale nel mondo della finanza. Con un punto di partenza innovativo: invece di concentrarsi su impossibili previsioni, analisi di mercato, meglio dominare o almeno controllare la psiche dell’investitore, lavorare sul suo processo decisionale prima di addentrarsi in una giungla pericolosissima.
Secondo Bulgarini, l’investitore privato ha molto bisogno di ascoltare previsioni, anche se i fatti dimostrano che azzeccarci regolarmente è una impresa impossibile. “Il metodo messo a punto è basato su un investimento che abbraccia un periodo di 5 anni. Se dividiamo gli ultimi 40 anni in tutti i cicli quinquennali possibili, ne vengono fuori 421. Il 77% è positivo, il 23% è negativo. Queste sono le possibilità se si investe sul mondo, suddividendo gli investimenti su tutti i mercati rappresentativi, sui settori leader. Ovunque se c’è qualcuno che vende, un altro compra e generalmente ci guadagna, magari in un altro continente”. Come servisse avere titoli di tutti coloro che guadagnano e di tutti coloro che perdono… Tanto la statistica regala segni positivi.
Il mondo della finanza, ridotto ad una torta con dieci fette, ne vede quattro a stelle e strisce, una scarsa made in Japan, un terzo di fetta per la Svizzera, e così via. L’talia? Briciolette. Si può fare a meno di aver titoli tricolori.
Bulgarini ha spiegato che i 421 cicli hanno risultati definiti, molto meno lo sono nelle fasi intermedie. Un titolo può inaugurare i cinque anni di investimento a 100 euro, chiudere dopo 1825 giorni a 150, ma trascorrere stagioni intere a 80 e anche meno. Quindi? Se uno sta fermo guadagna 3 volte su 4. Se uno invece si muove con criteri scientifici, quasi statistici, durante il saliscendi, può guadagnare se il titolo perde, ma se sbaglia può perdere se il titolo guadagna. La tecnica è ovviamente molto sofisticata, ma i risultati son lì a dire che se seguiti alla lettera…
E quindi, non è tanto utile concentrarsi sulle analisi, perché poi capita un imprevisto imprevedibile e tutto salta per aria. Meglio dominare i propri istinti, rinunciando a lasciarsi emozionare o intristire da titoli giornalistici che spesso si contraddicono nell’arco di un giorno.
Con questo approccio, la domanda più temuta – E’ l’ora di investire? – dai consulenti, ha una risposta precisa: sì!
Ma quanto bisogna investire per scommettere sul mondo? Bulgarini non l’ha detto ma ha fatto capire che non è cosa per tutti.
Pensierino finale: mi son fatto l’idea, per semplificare, che il discorso sia assimilabile al gioco del Totocalcio. C’è il giocatore che si gioca quattro doppie, analizza le partite, cerca di intuire i risultati, guarda allo stato di forma delle squadre e punta al risultato a sorpresa per mettere in tasca la vincita boom… insomma analizza e poi scommette; invece c’è il sistemista statistico, quello che sviluppa sistemi al computer da 10 triple, due doppie e una fissa, che introduce variabili, elimina colonne impossibili e poi arriva a definire una scommessa anche costosa, ma da risultati quasi sicuri.
Meno romantica, certo, ma ormai di romanticismo in giro c’è n’è più poco.
 

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