LA TRADIZIONE DI SAN MARTINO E LA FESTA DEI BECCHI

14 novembre 2017   00:00  

Appena trascorsa la Festa di San Martino, il Club s’è riunito ieri sera a Santarcangelo al Ristorante Zaghini per ricordare, grazie a Gianni Morolli, ciò che origina una ricorrenza che interessa tutto il territorio, fino a rappresentare il significato di quella che oggi noi chiamiamo la ‘Festa dei Becchi’.

San Martino è, ormai da due secoli, la festa principale della città di Santarcangelo. Quest’ultima è legata ad un preciso momento dell’annata agraria: con la vendita del vino nuovo, infatti, si concludeva l’anno contadino. Inoltre si dava inizio a cambiamenti molto importanti nell’ambito del lavoro agricolo, come ad esempio un rinnovo di un contratto tra proprietari terrieri e mezzadri, l’acquisto di nuovo materiale per il lavoro nei campi e la vendita di bestiame.

Il lato profano della festa è rappresentato dalle corna che vengono appese ogni anno sotto l’arco: sono ornate da colorati cordoni di maglia, un tempo utilizzati per addobbare i forti buoi romagnoli quando venivano portati alle fiere. Vengono allestite dai primi di Novembre fino alla successiva domenica alla Fiera, quando viene disputata la gara podistica detta, per l’appunto, “cheursa di bec”.
L’origine delle corna come simbolo non è data per certa; si può supporre che si rifaccia alla tradizione gallico celtica o alla provenienza agricola.

Molti soci hanno accolto l’invito a presentarsi con la Capparella. Che venga chiamata Mantella (più militare), Tabarro (con le sue origini venete) o Capparella si parla sempre di un capo d’abbigliamento per persone con un gusto singolare e una sana nostalgia.

Anche il menu, appositamente studiato, ha proposto i cibi classici del periodo di San Martino.

Applausi per l’intervento di quell’artista nato che è Gibo Bonizzato, stavolta con chitarra e un inedito sax a far da colonna sonora alla serata.

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