I VOLTI DELL'UCRAINA

28 ottobre 2014   20:00  
Caminetto

Un viaggio in territori e alla scoperta culture distanti da noi. In realtà, come abbiamo visto, è tutto molto più vicino. Luigi De Biase, giornalista 34enne del TG5, profondo conoscitore dell’Est Europa, ci ha condotti alla conoscenza di ciò che spesso non cogliamo. Ossia che le ragioni di un conflitto, pur dominate e segnate da interessi economici e politici, hanno profonde radici nella cultura dei popoli. In una terra che, per dirla con una definizione usata sul Foglio, del quale De Biase è collaboratore, così viene definita: “Nessun paese europeo ha confini molli come quelli della Russia, le cui frontiere cambiano continuamente, anche se poco, secondo l’epoca e l’uomo che governa. Negli anni Ottanta la Russia di Mikhail Gorbacev contava su un impero chiamato Unione Sovietica grande da Chisinau a Vladivostok, e da Novaya Zemlya nel mare dell’Artico sino a Dushanbe, in Tagikistan.

Poi è venuta la Russia di Boris Eltsin: via i paesi Baltici, via le Repubbliche dell’Asia centrale, via la Bielorussia, l’Ucraina e il Caucaso meridionale. Con lui il Cremlino ha perso anche due regioni del Caucaso settentrionale, la Cecenia e il Daghestan. Era una Russia bella ed ebbra, ma pur sempre in
ritirata. Esiste anche una Russia di Putin? Sì, esiste, e si contrappone in modo netto a certi valori dell’occidente, offre un’alternativa che molti vogliono cogliere. Putin ha spostato un’altra volta i confini del paese, ha riportato la legge nel Caucaso dopo battaglie maledette, ha usato le armi contro la Georgia, infine ha annesso la Crimea. Oggi muove una guerra di nervi con l’Ucraina”.
Ecco, in un posto così, tracciare dei confini e pensare a ciò che significa ad Ovest, è limitativo.
Per questo De Biase ha esordito dicendo: “Leggo ciò che accade in Ucraina come una questione più interna che stimolata dalla Russia. Il fatto è che in quella nazione in tanti si sentono russi, parlano quella lingua e non si sono mai rassegnati a diventare Ucraini”.
Una terra, va ricordato, che confina con l’Europa Occidentale senza un mare di mezzo, come invece accade a sud, a nord e a ovest.
Un Paese cresciuto molto meno degli altri del blocco sovietico negli ultimi 15 anni, incapace o disinteressato a produrre politiche di shock economico, un Paese dominato da oligarchi che piazzano i loro uomini nei vari partiti ed ora sono pure dotati di un loro piccolo esercito.
Uno di questi, Petro Poroshenko, ha appena vinto le elezioni. Oligarca di ‘serie B’, impegnato nel ramo alimentare (commercia cioccolato) è invece molto attivo politicamente.
Ma per governare, secondo Poroshenko, non basta vincere le elezioni. Ecco il ruolo di Pravy Sektor, partito di estrema destra che conta poco nelle percentuali ed è invece decisivo sul campo di battaglia, nelle piazze. Sono loro, più dell’esercito sgangherato dell’Ucraina, a combattere i filo russi, per molti sono autentici eroi.
In questo quadro così movimentato, ci sono gli interessi economici, con la Germania molto attenta a ciò che accade e pronta a sfruttarne le prospettive di nuovi consumatori. Ma la strada, secondo De Biase, è ancora lunga. Il processo di avvicinamento all’UE è rallentato, c’è il timore di ‘mettersi in casa’ un Paese troppo burrascoso e irrequieto, dove non esiste il primato della politica e dove la corruzione oscura ogni traffico commerciale.
“Non mi pare sia il tempo per ragionare di integrazione dell’Ucraina nell’UE, è un paese completamente dipendente dal sussidio di Stato, lontano da un equilibrio economico. E poi Putin non ha certo voglia di trovarsi una base Nato così vicino alla Russia”.
 
Cliccando qui potete scaricare tre reportage di Luigi De Biase dall’Ucraina, pubblicati su Il Foglio
 

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