GIOVANNI, GREGORIO E IL MALATESTA. DA RIMINI A COSTANZA, STORIA DI PAPI E ANTIPAPI

05 maggio 2020   21:15  
Riunione n° 33-1861 - Online Link di accesso
Relatori Mario Prignano, giornalista RAI - Alessandro Giovanardi, critico d'arte

Un’ottantina di ospiti hanno stabilmente seguito ieri sera l’incontro promosso dal Club dal titolo Giovanni, Gregorio e il Malatesta. Da Rimini a Costanza, storia di papi e antipapi con ospite il giornalista Mario Prignano, in dialogo col Prof. Alessandro Giovanardi. La serata è stata promossa in Interclub con Agorà Rimini, Round Table Rimini e Club 41 Rimini.

La storia raccontata ruota intorno a Carlo Malatesta, signore di Rimini e protagonista della storia della Chiesa all’inizio del ‘400. Una intricata vicenda che vide coinvolti ben tre papi in contemporanea, risolta anche grazie all’abilità delo zio di Sigismondo Pandolfo.

La vicenda è diventata un libro, ‘Giovanni XXIII. L’antipapa che salvò la Chiesa’, scritto da Mario Prignano. Fu una delle pagine più buie della Chiesa con due papi che si contendevano la tiara cui si aggiunse Baldassarre Cossa, rampollo di una famiglia di pirati, che venne eletto al soglio di Pietro col nome di Giovanni XXIII.

Il focoso ischitano, rampollo di una famiglia dedita alla pirateria, fu accusato dai suoi contemporanei di incredibili nefandezze, dipinto come un campione di avidità, violenza, depravazione, e, infine, dichiarato «indegno» e deposto dal Concilio di Costanza, che lui stesso aveva convocato per risolvere lo scisma d’Occidente. A riabilitarlo sarà proprio colui che assumendone il nome lo relegherà tra gli antipapi: Angelo Roncalli.

In questa intricata vicenda ci fu un protagonista assoluto, Carlo Malatesta, signore di Rimini e zio di Sigismondo Pandolfo che da lui ereditò la signoria. Condottiero potente e temutissimo, ma anche amante delle lettere, abile diplomatico e raffinatissimo oratore, Carlo Malatesta fu sempre e incrollabilmente fedele a Gregorio XII che la Chiesa avrebbe riconosciuto come unico legittimo dei tre.

Tra Roma e Avignone 

Primavera 1409: nella cattedrale di Pisa apre i battenti un concilio convocato per risolvere lo Scisma d’occidente, che dilania la Chiesa da trent’anni e che i due papi rivali, il romano Gregorio XII e l’avignonese Benedetto XIII, dopo un iniziale slancio in favore dell’unità, non sono stati capaci di superare. Per questo i padri conciliari depongono entrambi ed eleggono Alessandro V. Credono di avere risolto il problema, ma la Chiesa prima divisa in due ora si ritrova tricefala. Ispiratore, finanziatore e garante politico di tutta l’operazione è il potente cardinale napoletano Baldassarre Cossa. 

Il pirata che si fece papa

Dopo meno di un anno Alessandro V muore e, nonostante gli inviti a soprassedere (soprattutto di Carlo Malatesta, fedele a Gregorio XII), i cardinali eleggono il successore nella persone del cardinale Cossa, che diventa Giovanni XXIII. Napoletano di Ischia, politico esperto e ambizioso, più uomo d’azione che di Chiesa, Cossa proviene da una famiglia da secoli dedita alla pirateria. Nella cristianità gode di un consenso senza pari, ma gli altri due pontefici resistono. Lo scisma non è certo finito.

La riconquista di Roma

Dei tre papi rivali, Giovanni XXIII è in assoluto il più forte politicamente, inoltre è avvezzo ai campi di battaglia, cosa che gli consente di conquistare Roma, cacciare Gregorio XII (che si rifugia a Rimini da Malatesta) e il re di Napoli Ladislao suo partigiano e braccio armato, e insediarvisi con tutta la corte. Per consolidare la posizione Cossa sigla la pace con Ladislao, ma alcune scelte politico-ecclesiastiche azzardate e il malcontento dei romani vessati da tasse troppo elevate, mettono in pericolo il suo governo cittadino. Ladislao, che quella pace non ha mai digerito, si riorganizza e minaccia di venirsi a riprendere Roma.

Il sacco di Roma

Con un blitz, il re di Napoli occupa la Città eterna e costringe il pontefice a scappare nottetempo verso Firenze. La fuga di Giovanni XXIII è drammatica e avviene mentre alle sue spalle Roma viene messa a ferro e fuoco, i preti uccisi per strada, le donne stuprate, le biblioteche date alle fiamme, le chiese saccheggiate e profanate. Lo Stato della Chiesa è sul punto di essere interamente inglobato nel regno di Napoli.

Costanza 

Da Firenze, Giovanni XXIII chiede disperatamente aiuto a tutti i re cristiani e in particolare al re dei Romani e futuro imperatore del Sacro romano impero Sigismondo. Sigismondo è abilissimo e ambizioso: vuole diventare colui che riporterà l’unità nella Chiesa, possibilmente condizionandone gli assetti futuri. Ignora perciò la richiesta di papa Giovanni e sfruttando la sua debolezza lo costringe a convocare un concilio a Costanza, in territorio saldamente sotto il suo controllo, per risolvere una volta per tutte lo scisma. Promette a Giovanni che non metterà mai in discussione la sua legittimità, ma in segreto medita di far dimettere tutti e tre i pontefici e ricominciare da zero. Giovanni XXIII lo ha ben compreso e infatti i suoi consiglieri premono perché lui non vada al concilio. La risposta del papa Cossa è: "So che a Costanza sarò circondato dai nemici, ma sento che il destino mi porta lì". 

La fuga dal concilio

A Costanza, Giovanni viene subito messo in minoranza e, obbligato dalla grande maggioranza dei padri conciliari e dai suoi stessi cardinali, giura per tre volte che rinuncerà alla tiara. Dopodiché, memore di Celestino V imprigionato e ucciso dal suo successore, va nel panico e di notte scappa travestito da palafreniere. Dopo altre fughe rocambolesche, viene riacciuffato e consegnato al concilio che imbastisce contro di lui un processo in cui viene accusato di tutto, dalla perversione sessuale alla tirannide, dalla apostasia fino a segrete simpatie musulmane, e lo depone dal papato spedendolo in una prigione nel Palatinato. 

Giovanni de’ Medici e l’amico ex papa

La deposizione di Giovanni XXIII favorisce la soluzione dello scisma perché dopo di lui anche Benedetto XIII viene deposto mentre Gregorio XII decide di dimettersi spontaneamente (tramite Malatesta, spedito in suo nome a Costanza). Dopo quattro anni, però, l’ex papa è ancora in prigione e ci rimarrebbe chissà per quanto se non scendesse in campo un vecchio amico, il banchiere Giovanni de’ Medici. Il Medici paga un riscatto salatissimo per farlo liberare e insiste con il nuovo papa Martino V perché lo riaccolga nella Chiesa. Cosa che in effetti avviene a Firenze, dove Martino abbraccia commosso Baldassarre Cossa e, toccato dalla sua professione di obbedienza, lo promuove (tra qualche mugugno) cardinale vescovo di Tuscolo. Pochi mesi dopo, il 27 dicembre 1419, Cossa muore a Firenze. I Medici, sempre loro, pagheranno Donatello e Michelozzo per edificare lo splendido sepolcro che si può ancora ammirare nel Battistero di San Giovanni, di fronte al duomo. 

Cossa e Roncalli

Nel settembre 1958 il patriarca di Venezia Angelo Roncalli è in visita alla città di Lodi. In episcopio vede il ritratto di un papa, chiede di chi si tratti e si sente rispondere dal vescovo locale: Giovanni XXIII. Roncalli replica che si è trattato di un antipapa. Imbarazzo e gelo tra i presenti. Poi Roncalli aggiunge: "Fu un antipapa, ma ebbe il merito di convocare il concilio di Costanza, che riportò l’unità nella Chiesa…". 

Un mese dopo, Roncalli diventerà Giovanni XXIII. 


Mario Prignano, 56 anni, è un giornalista, caporedattore centrale al Tg1. Appassionato di storia, è al suo terzo libro: nel 2007 "Il giornalismo politico" (Rubbettino); nel 2010 "Urbano VI, il papa che non doveva essere eletto" (Marietti) dedicato al suo antenato Papa vissuto all’inizio dello Scisma d’Occidente.

MULTI-ROTARY - Distretto 2072