CRONACHE MALATESTIANE: DOBBIAMO DIVENTARE TUTTI FREGNACCIARI. IDEE PER L’ASSESSORATO ALLA CULTURA.

22 aprile 2014   00:00  

L’aria da nato stanco, l’espressione del viso eternamente scocciata, quel modo strascicato di parlare, le cadenze napoletane da nobile decaduto. Ecco a voi Jep Gambardella. La fotocopia di Dudù il gagà, impersonato da Enrico Montesano. Una macchietta che ci ha sempre fatto scompisciare dalle risa. Adesso invece dobbiamo restare seri. Molto seri. Quel personaggio ha contribuito a farci vincere l’Oscar!
Osta l’Oscar…
-Sapete che vi dico…(pausa) Ho una mezza idea (pausa) di riprendere… (pausa) di riprendere a scrivere…-strascica con aria annoiata il Gambardella -Dudù.
E chi se ne frega? Verrebbe voglia di fargli un sordino. Non a Servillo ovviamente che è bravissimo, ma al suo personaggio. Uno che, a Rimini, non camperebbe più di una settimana. Perché essere un po’ sburoni, va bene. Ma, quando si esagera, da noi si viene puniti a furor di popolo. Quel personaggio imperversa dall’inizio alla fine, con tutta le sue stanchezze esistenziali, i discorsi cretini degli intellettuali da operetta che lo circondano, le ribellioni culturali alla camomilla, gli amori melensi non consumati, le banali nostalgie giovanili…
Ma ciò che risulta veramente insopportabile nella ‘Grande Bellezza’, sono i continui richiami ai favolosi personaggi immortalati dal Maestro tramutati in squallide marionette. Suorine sfarfallanti in corsa sbilenca, Vescovi incomunicabili, Sante sbeffeggiate, bambine diaboliche, una spolveratina di Asa-Nisi-Masa, una nana, una Saraghina (indovinate chi) il figlio mammone, lo scrittore fallito… Tutte ‘marionette’.
Perfino il povero Verdone, bruciato dal confronto col Leopoldo Trieste dei Vitelloni… Insomma l’apoteosi del ‘fellinesco’. Già. Il ‘fellinesque’.
Come ho avuto l’occasione di ricordarvi, il termine - secondo la versione datane dal diretto interessato - coincide con quello romanesco di ‘fregnacciaro’. Prendiamo dunque umilmente atto, che, all’estero, (Francia esclusa e in testa gli Usa) il ‘fellinesco’ (e cioè il fregnacciaro) tira da matti. Anzi da Premio Oscar. E che, dunque, se vogliamo sfruttare il vento che tira anche turisticamente, dobbiamo smetterla di suddividerci in Felliniani, fellinisti o fellinologi e, saltato il fosso, tramutarci in fregnacciari puri. Si trasformi dunque Rimini in ‘Fellini-land’, presidiando ogni sua zona con i ‘personaggi’ entrati ormai nella memoria collettiva, impersonati soprattutto dai bravi filodrammatici di Borgo San Giuliano, ma anche da attori di strada, artisti del Circo, volontari dall’aspetto fisico adeguato alla parte. Qualche esempio? Cinque o sei culone che, salgano e scendano continuamente dalle loro biciclette davanti alla cappella di S. Antonio. Due cardinali vestiti come nella sfilata della moda ecclesiastica in ‘Roma’, che si tengano per mano sfrecciando su e giù per Corso d’Augusto su pattini a rotelle, incrociando nel percorso decine di Gradische in completino rosso baschetto incluso. Una Volpina psicolabile che occhieggi, e lingueggi patetica adescatrice, dietro le colonne di Palazzo Garampi. La bambina luciferina di Toby Dammit, che faccia rimbalzare una palla sul Ponte di Tiberio per l’occasione precluso al traffico. L’Avvocato di Amarcord che, con la fida bicicletta a mano, narri agli astanti la Storia di Rimini, interrotto dalle pernacchie dei ragazzini nascosti sotto i portici di Piazza Tre Martiri.
Al centro della medesima piazza, uno Zampanò che spezzi la catena avvalendosi esclusivamente “dei muscoli pettorali ovverosia del petto”. Un tipo magro e segaligno, arrampicato su un albero di Piazza Ferrari che, a intervalli, urli “Voglio una dooonaaa” e una bambina truccata da suora nana che gli intimi perentoriamente di scendere. Una bionda formosissima in abito da sera che si immerga, sognante, nella Fontana dei Quattro Cavalli. In ogni tabaccheria del Centro Storico i turisti, potranno beneficiare di una gigantessa scollatissima che, a richiesta, li prenderà in braccio sollevandoli all’altezza delle tettone. Per tutta la città, diffuse da altoparlanti celati in posizioni strategiche, le suggestive melodie e marcette di Nino Rota. Verranno ingaggiati musicisti-attori nelle parti del violinista cieco di Amarcord con i suoi tic nervosi, di Gelsomina vestita da clown, con la tromba dolente de ‘La Strada’ e del clarinettista de ‘La voce della Luna’ che ripeta, ossessivamente, il suo motivetto diabolico…. Sulla ex palata di ponente utilizzando i camminamenti della Darsena, si esibirà in sella a una vecchia Gilera ‘Scureza ad Corpolò’. Per gli ospiti più raffinati avremo il ‘tip tap’ di Ginger e Fred sulla terrazza del Grand Hotel. Per quelli meno abbienti, una Saraghina che danzi voluttuosamente, nella zona della spiaggia libera. Ciliegina sulla torta, una grande sagoma in cartone del Rex, che passi lentamente davanti al faro della palata di levante.
Riminesi, fratelli, popol mio! Fregnacciari si vince!
 
Giuliano Bonizzato
 
 
 

MULTI-ROTARY - Distretto 2072