CRONACHE MALATESTIANE: DALLA COLONNA DEL FORO ITALICO ALLA SEPOLTURA DI GIULIO CESARE

27 aprile 2015   00:00  

La proposta di eliminare dalla colonna del Foro Italico la scritta Mussolini Dux lanciata da Laura Boldrini nell’aula di Montecitorio durante la cerimonia di rievocazione del settantesimo anniversario della Resistenza, ha richiamato a Rimini la vicenda della statua di Giulio Cesare dono di Benito alla Città, eppertanto oggetto, a suo tempo, di analoghi comportamenti storico-purgativi. Rilevo, peraltro, esaminando i relativi recenti articoli di cronaca locale, che c’è ancora qualcuno con le idee poco chiare circa la vera e propria “damnatio memoriae” di cui venne fatto oggetto il monumento nell’immediato dopoguerra. Si continua infatti a richiamare la vecchia, comoda versione ufficiale che vede i Vigili del Fuoco (che allora erano anche impiegati dell’acquedotto) trasportare il monumento nel mese giugno 1945, dalla Piazza al Capannone dell’Acquedotto di Via Dario Campana, interrandola accanto ai tubi (il che è vero) per poi consegnarla previa delibera comunale, agli Artiglieri della Flaminia nel 1953, il che, è, invece, è clamorosamente falso. In un apposito capitolo inserito in “Alea iacta est ” (Editrice Il Ponte Vecchio) ponderoso volume sui rapporti tra Rimini e il Condottiero di Cristina Ravara Montebelli, viene riferito l’esito di una mia personale ricerca (riportata da numerosi articoli dell’epoca e poi dalla “Voce” in un piccola monografia) circa i documenti e le testimonianze da me raccolte nel 1993-1994, nel corso di una inchiesta televisiva di Telerimini, comprovanti al di là di ogni ragionevole dubbio, che vi fu una seconda sepoltura dalla quale Giulio Cesare non avrebbe dovuto giammai risorgere. Questa seconda sepoltura ebbe luogo durante un “buco nero” temporale di circa due anni (dalla primavera del 1951 all’estate del 1953) allorchè il bronzo, sottratto al controllo dei Vigili, venne inumato da ignoti nel greto del Marecchia, tra i residuati bellici, per poi esser ritrovato, per puro caso, nel giugno 1953 dagli Artiglieri della via Flaminia, in una zona paludosa, priva di qualsivoglia punto di riferimento, tra le buche lasciate dalle esplosioni delle bombe. Subito dopo il rinvenimento, e col beneplacito (verbale) di un autorevole rappresentante della Pubblica Amministrazione (che s’arrabbiò moltissimo: “Accidenti…L’avete ritrovata! Adesso fatene quel che volete. Potete anche fonderla!) la statua venne trasportata dai bravi Artiglieri nella Caserma della Via Flaminia dove venne da loro opportunamente sistemata, amorosamente accudita e ove si trova tuttora. Quattro mesi dopo il suddetto rinvenimento il Comune deliberò l’affidamento della statua al predetto 121° Reggimento Artiglieria da Campagna. Il resto è noto. Dopo varie ulteriori semiumoristiche peripezie, la statua del Condottiero fu finalmente collocata il 15 marzo 1996 in Piazza Tre Martiri, dietro una edicola, in copia eseguita a cura e spese del Rotary Club e della Banca di Rimini San Gaudenzo. Ed ora, attenzione! La statua di Piazza Tre Martiri poggia sul basamento originale, nel quale nonostante la laboriosa cancellatura si scorgono ancora sui fianchi le parole “Ex dono Beniti Mussolini”…Per cui cara Laura Boldrini, arrivi tardi! Come sempre, tutto, nel bene e nel male “succede prima a Rimini”. 

 

Giuliano Bonizzato

MULTI-ROTARY - Distretto 2072