AVANTI POLITICA! GIUSTIZIA, COVID, EUROPA, ECONOMIA, GRANDI OPERE... DOV'E' FINITO IL PROTAGONISMO DEI RAPPRESENTANTI DEL POPOLO?

15 luglio 2020   20:30   Grand Hotel Rimini
Riunione n° 1 - 1869 - Conviviale con signore
Relatori On. Claudio Martelli, ex guardasigilli, (accompagnato dalla moglie On. Lia Quartapelle)

Una bella serata in interclub ieri sera sulla terrazza del Grand Hotel con il R.C. Club Riccione-Cattolica e il R.C. San Marino. Ospite l’On. Claudio Martelli, oggi direttore de l’Avanti!, tornato in edicola come settimanale.

Martelli è stato Vicesegretario del Psi nel culmine della vicenda politica della Prima Repubblica, quattro volte deputato, due eurodeputato, è stato Ministro della Giustizia dal febbraio 1991 al febbraio 1993 e in precedenza Vice presidente del Consiglio dal 1989 al 1992.

Laureato in filosofia, aderisce all'unità socialista nel 1966. Dieci anni dopo viene chiamato a Roma da Bettino Craxi, Parlamentare nel 1979 e vicesegretario del PSI nel 1981. Nel luglio 1989 è Vicepresidente del Consiglio nel Governo Andreotti 6 e 7. Nel 1990 è autore di un importante decreto legge sull’immigrazione che di lui porta il nome: Legge Martelli.

Nel 1991 è stato anche Ministro di Grazia e Giustizia, lo ricordiamo come principale sostenitore del magistrato Giovanni Falcone che viene da lui chiamato al Ministero a dirigere la Direzione Generale degli Affari Penali e lavorare al progetto della Superprocura antimafia.

A seguito della strage di Capaci, fu introdotto per sua iniziativa il regime di carcere duro

Durante Mani pulite, nel 1993, Martelli è candidato ad assumere la guida del PSI, ma a seguito di un avviso di garanzia si dimette da ministro della Giustizia. 

Nel 1998 è consulente del Ministro Livia Turco nella commissione per le politiche d'integrazione degli immigrati, incarico da cui si dimette a seguito di divergenze politiche con il governo. È eletto eurodeputato nel 1999. Nel 2001 fonda assieme a Gianni De Michelis e Bobo Craxi il Partito Socialista – Nuovo PSI, di cui diventa portavoce. Abbandona la politica definitivamente nel 2005.

On. Martelli, a chi parla l’AVANTI!

"Ad un’Italia che prova a guardare oltre le miserie che la politica ci sta proponendo. Crediamo in valori fondanti come la conoscenza, l’etica, il senso nazionale. Ciò che vediamo tutti i giorni è un coacervo di contraddizioni e di una politica condotta con capacità dialettiche ma pochissima sostanza. Abbiamo un forte senso della politica, della Nazione. Parliamo agli italiani che non si rassegnano".

Adesso torniamo indietro di 30 anni. La sua legge sull’immigrazione introdusse profili di intervento che poi sono stati alla base di successivi provvedimenti. 30 anni dopo, cosa cambierebbe e cosa manterrebbe?

"Sarei presuntuoso se dicessi che quella legge varrebbe e sarebbe efficace ancora oggi. Però introdusse un atteggiamento: reagire di fronte al tentativo di entrare in Italia da clandestini, senza diritto, con provvedimenti amministrativi. E’ stato politicizzato un fatto che di politico non ha nulla. Si sono consumate strumentalizzazioni e dialettiche fuori luogo. La realtà è che fino al 2017 abbiamo sofferto ma l’intervento di un uomo capace come Minniti ha messo fine all’emergenza, agendo come serve e cioè dialogando in primis con la Libia. Oggi non la vedo come una emergenza, ma certo la stiamo affrontando nel modo sbagliato".

Apriamo un capitolo con molte spine: magistrati e politica. Lei ha detto che il plotone di esecuzione per Berlusconi è quello che ha preso la mira sul PSI, per eliminare una classe politica. Il caso palamara ha scoperchiato una pentola bollente. Cosa nasconde l’uso politico della giustizia? Quale disegno? Quale cultura?

"Vedete, la giustizia italiana soffre di un male grande, non riesce a districarsi dai procedimenti che s’affollano nei tribunali dove ci sono milioni di cause pendenti. Eppure il numero di magistrati non è inferiore ad altri paesi e poi ci sono procure che funzionano. Il tema è evidentemente la politicizzazione. Abbiamo centinaia di magistrati distaccati nei ministeri, abbiamo magistrati in politica, è ovvio che la commistione sia facile. Lo definisco un ‘cancro’, ma non sono il solo a definirlo così. Quando la giustizia viene subordinata alla appartenenza politica, tutto si ferma e si complica. Eppure la Costituzione sarebbe così limpida nel definire i ruoli e le responsabilità. Invece accade che per sconfiggere l’avversario politico si usi l’arma dei tribunali e degli avvisi di garanzia".

L’ANM è un soggetto provato che decide i due terzi dei membri del Csm, i membri togati. Sembra una grossolana anomalia.

"Lo dicevo prima. Un organismo privato ha il potere di interferire su un corpo dello Stato con una forza impensabile".

A suo parere la criminalità organizzata è ancora in grado di condizionare lo Stato? La vicenda del DAP parrebbe dire di sì.

"Purtroppo è così. Se un criminale ha possibilità di determinare qualcosa dal carcere, ovviamente preme sui ‘secondini’, sui magistrati, su tutti coloro che possono alleggerire la sua condizione. Il 41 Bis nacque per quello, renderli il più possibile schermati da queste opportunità. La vicenda del DAP è un fatto che ci ha messo la realtà davanti".

L’On Lia Quartapelle, sua compagna è una parlamentare del PD esperta di politica estera. Quando parlate degli scenari mondiali e del ruolo dell’Italia… su cosa concordate e su cosa invece divergete?

In realtà andiamo molto d’accordo nei giudizi. Il problema è che spesso lei si trova in disaccordo col suo partito. Prendo ad esempio la vicenda Regeni e la decisione di vendere armi all’Egitto senza che sull’omicidio del giovane ragazzo ci sia chiarezza. Non solo, vendiamo armi ad un Paese che non è nostro alleato. Ad esempio, in Libia, l’Egitto appoggia una fazione diversa da quella che abbiamo scelto noi.

Ma torno alle prime considerazioni: serve conoscenza, serve conoscere la storia, in poche parole ci vogliono grandi qualità per condurre un’efficace politica estera. Se io chiedo all’attuale Ministro quale sia la nostra strategia, dubito sappia rispondere. E se alziamo lo sguardo vediamo Putin ed Erdogan all’orizzonte". 

I socialisti guidano il governo in Spagna, Portogallo; possiamo dire la Grecia, in Danimarca, in Svezia, in Finlandia e in altri Stati, i socialisti sono partner di governo come nella socialdemocrazia in Germania. Lei ha detto che sta rinascendo negli Stai Uniti. Moriremo democristiani o socialisti?

"Intanto cerchiamo di morire il più tardi possibile! Ci sono Paesi nei quali i socialisti sono in difficoltà e penso a Francia e Regno Unito. Ma laddove ci sono politici maturi si vedono risultati eccezionali. Sanchez per me è il miglior politico europeo, in Portogallo sono stati fatti miracoli. Un socialismo liberale, scevro da tentazioni centralistiche ci potrebbe salvare. Ma all’appello manca anche una presenza dei cattolici in politica. Abbiamo smarrito le ideologie, non ne stanno venendo fuori di nuove e fresche. Questa è la realtà".

Infine un grazie a Quinto Protti, socio del R.C. Rimini Riviera, per l'organizzazione della serata.

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